Province, Madia: “Dipendenti vadano negli uffici giudiziari”. No dei sindacati

Fonte: Il Fatto quotidiano

E’ l’uovo di Colombo: spostare i dipendenti dalle amministrazioni che ne hanno in eccesso a quelli che invece fanno i conti con la carenza di personale. Ma finora il tabù dell’immobilità degli statali non ha mai permesso di disporre trasferimenti tra funzioni diverse, per esempio da un ente locale a un ruolo ministeriale. Gli ultimi dati dell’Aran, relativi al 2012, mostrano che i lavoratori della pa che hanno cambiato ufficio sono stati l’1,2% del totale e quelli che hanno cambiato amministrazione sono stati solo lo 0,08% del totale, appena 2.495 persone su una platea di 3,2 milioni. Ora però il governo, alle prese con la gestione dei 20mila esuberi delle soppresse Province e la riforma della pubblica amministrazione, sembra aver deciso di abbattere il muro. Il ministro della Pubblica amministrazione e semplificazione, Marianna Madia, ha scelto di annunciarlo via Twitter: “Mobilità sbloccata: 1.071 dipendenti pubblici verso uffici giudiziari dove c’era carenza personale. Priorità a quelli di province #riformaPA”. Insomma, chi rischia di rimanere a spasso causa abolizione delle Province sarà spostato là dove serve, ovvero nelle Procure e nei tribunali, che hanno organici ridotti all’osso tanto da dover fare ampio ricorso a stagisti neolaureati o laureandi per tappare i buchi.

La proposta era stata lanciata la settimana scorsa dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini. “Non è possibile – ha detto l’ex sottosegretario all’Economia durante la presentazione del bilancio sociale del Tribunale di Milano – sentire in giro per l’Italia i capi delle procure, i presidenti di Tribunali e Corti d’Appello dire ‘potremmo fare di più, ma non ce la facciamo perché non abbiamo personale’”. Ed ecco pronta la soluzione: far assumere da tribunali, Procure e Corti d’Appello parte del personale in esubero in arrivo da Province e Forze Armate.

Detto fatto, dunque. Peccato che non sia così facile. Immediata, infatti, è arrivata la reazione dei sindacati. “Continuiamo con la pratica degli annunci, con uno spot dietro l’altro. Non siamo d’accordo con queste procedure e chiediamo al governo di convocare immediatamente un tavolo”, ha detto il segretario generale della Fp-Cgil, Rossana Dettori. “Non si risolve così la carenza delle dotazioni organiche in un ente o l’altro, manca un piano organico, non c’è una regia complessiva”. “Così – ha proseguito Dettori – si cancella il contratto nazionale di lavoro, mettendovi mano unilateralmente”. Questi dipendenti vengono “messi in mobilità senza neanche capire qual è il loro libretto formativo”, ha sostenuto la sindacalista, sottolineando che “stiamo aspettando ancora le tabelle sulla mobilità dei lavori pubblici del decreto Madia”.

Giovedì, intanto, è prevista una nuova mobilitazione dei lavoratori delle Province per chiedere alle istituzioni risposte su occupazione e garanzia dei servizi ai cittadini.

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