Province, gli esuberi sono certi

Fonte: Italia Oggi

Obbligo di riduzione delle dotazioni organiche di 19.300 unità, di cui 15.700 per le province delle regioni a statuto ordinario e 3.600 unità per le città metropolitane, slegato dal riordino delle funzioni, senza per altro garantire alle province di recuperare il miliardo di «tagli» per il solo anno 2015. Infatti la riduzione di spesa derivante dalla rideterminazione delle dotazioni organiche è pari a circa 830 milioni (di cui 670 milioni per le province e 160 per le città metropolitane). Sono queste le prime stime dell’Upi sugli effetti dell’emendamento che il governo sta preparando alla legge di stabilità per risolvere la grana degli esuberi provinciali (si veda ItaliaOggi del 28 novembre). Riuniti in assemblea in occasione dell’incontro con l’Osservatorio nazionale per il riordino delle funzioni, i vertici politici delle province hanno stabilito di attivare nei prossimi giorni incontri con sindaci, dirigenti scolastici, rappresentanze degli studenti, associazioni dei cittadini e organizzazioni sindacali ed imprenditoriali. E la settimana prossima, in occasione della discussione della legge di stabilità al senato, organizzeranno manifestazioni eclatanti contro i tagli previsti che, a loro giudizio, fanno naufragare la riforma Delrio prima ancora di essere attuata. L’intento è far capire che la previsione di 1 miliardo di tagli ne 2015, che diverranno 2 nel 2016 e 3 nel 2017, disposta nella legge di stabilità, spingerà le province necessariamente verso il dissesto, ponendo nel nulla gli obiettivi della riforma Delrio. Ma, soprattutto, per evidenziare che salterà l’erogazione dei servizi essenziali. Il presidente dell’Upi Alessandro Pastacci ha promosso l’iniziativa, perchè i cittadini si rendano conto di quali saranno le conseguenze della scelte del governo contro le province: quali le scuole che non si potranno più manutenere o quali strade che per misura di sicurezza occorrerà chiudere. «E’ stata approvata una legge di riforma delle province non più tardi di 6 mesi fa, salutata anche in parlamento come una grande riforma in grado di cambiare il modo di amministrare», ha osservato il presidente della provincia di Mantova. I presidenti chiedono al parlamento di spiegare perché questa riforma debba morire sotto i tagli del bilancio dello stato ancora prima di iniziare a prendere forma. Scuole e strade rientrano, in effetti, nelle «funzioni fondamentali» che la riforma ha lasciato alla titolarità delle province. Ma i tagli fissati dalla legge di stabilità in modo lineare non consentiranno di erogare nè le funzioni fondamentali, nè quelle non fondamentali, che ancora le regioni non hanno stabilito se riassegnare a se stesse o ai comuni, soprattutto perchè hanno capito che per regioni e comuni si tratterebbe di un carico di nuova spesa di circa 2,5 miliardi. La legge di stabilità ha apportato tagli forfettari, del tutto avulsi dala legge Delrio, invertendo il processo da essa immaginato. Infatti, la riforma delle province prevedeva un complesso processo di riattribuzione delle funzioni dalle province a regioni o comuni, col passaggio anche dei finanziamenti connessi alla spesa e la previsione di eventuali razionalizzazioni della spesa solo alla fine del processo. La legge di stabilità rompe totalmente questo quadro, e pone in capo alle province oneri di spesa insostenibili prima ancora che si sia non solo concluso, ma perfino attivato concretamente il processo di riordino delle funzioni. Impedendo, così di finanziare le funzioni e creando artificiosamente la condizione di sostanziale esubero di decine di migliaia di dipendenti.

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