Precari Pa, rischio stop in Senato sui concorsi riservati al 50%

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il rischio è concreto. Alcune delle misure di parziale soluzione del precariato nella Pa che il governo ha varato con il decreto 101 dello scorso agosto potrebbero saltare. Tanto è vero che in Senato già circola l’ipotesi di uno stralcio di queste misure dal Ddl di conversione per trasferirle nella legge di Stabilità 2014. Nel mirino di una componente importante della Commissione Bilancio di palazzo Madama, che solo martedì prossimo esprimerà il suo parere sulle coperture (per ora è agli atti un “no” provvisorio), c’è la proroga delle assunzioni a termine nelle amministrazioni che si impegnano ad attivare le procedure per i concorsi in parte riservati ai contrattisti. Ma rilievi sono stati sollevati anche per la norma che regola la cessione dei contratti per consentire la mobilità di personale in esubero nelle società controllate nonchè sulle assunzioni previste (120 circa) per l’attivazione dell’Agenzia per la coesione territoriale. Il gruppo dei contrari è articolato e trasversale. E ne fa parte il presidente della Commissione, Antonio Azzollini, berlusconiano doc che, dopo gli sviluppi della crisi politica, ha assunto un atteggiamento più intransigente.

Il vincolo delle coperture
Le obiezioni sono state sollevate, ovviamente, ai sensi del rafforzato articolo 81 della Costituzione (pareggio di bilancio) , in nome del quale è stata eccepita la mancanza di copertura nell’attuale versione del testo emendata dalla commissione 1°, dove era relatore Giorgio Pagliari (Pd). Costa e non si spiega come viene finanziato, in particolare, la proroga dei terministi nella amministrazioni che si attivano per i concorsi riservati al 50% a coloro che hanno maturato 3 anni di contratto negli ultimi 5. I senatori, dopo il lungo confronto che s’è consumato giovedì, hanno chiesto al Governo di riformulare il provvedimento, che attualmente fa riferimento agli attuali vincoli di bilancio che le amministrazioni devono già rispettare con l’aggiunta che le nuove selezioni non devono comportare spesa aggiuntiva. Solo martedì, dunque, si saprà se la soluzione di compromesso è maturata o se, come sembra possibile, si sceglierà la via dello stralcio per la Stabilità.

Quasi 70mila precari in sospeso
Finora non sono state date stime ufficiali della platea dei contrattisti che potrebbero essere interessati dal provvedimento. Il ministro della Pa e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia, ha parlato di 122mila precari (10mila in più rispetto ai circa 112mila del 2007, anno della “stabilizzazione” prodiana). Stando al Conto annuale della Ragioneria sarebbero però 86mila i contrattisti a termine e di questi, secondo calcoli sindacali, circa 56-57mila avrebbero maturato i tre anni d’impiego continuativo negli ultimi 5. Fuori restano tutti gli altri, compresi i 10mila in proroga permanente dal 2007, i circa 35mila co.co.co., gli oltre 20mila con contratto di lavoro socialmente utile, i circa 3.500 interinali.

I limiti della amministrazioni
Al di là dei numeri, tutti da confermare, sulla misura restano aperte incognite procedurali non banali. Quali amministrazioni, stanti i vincoli di budget e il divieto ad aumentare le spese per il personale, potranno procedere con i nuovi bandi? Non certo le Province, per esempio, dove si attende l’esito del processo di abolizioni in corso. Nei Centri per l’impiego da esse controllate, per esempio, lavorano 1.750 contrattisti a termine (sui quasi 7mila dipendenti totali) e lì i concorso dedicati non arriveranno. Così come non arriveranno per i contrattisti delle amministrazioni più piccole, dove il turn over è bloccato, né in tutti gli enti territoriali in situazione di dissesto o predissesto finanziario o, comunque, con qualche difficoltà a rispettare il patto di stabilità interno. Quanti terministi potranno dunque essere concretamente “salvati” con i concorsi non è dato sapere. La misura prevede l’allungamento al 2016 delle possibilità di assunzione con questi concorsi al 50% dei precari, anno in cui dovrebbero cadere gli attuali vincoli al 20% (2014) e 50% (2015) al turno over. Uno spiraglio in più ma tutto da verificare.

Società controllate e Agenzia per la coesione
Se i dubbi di copertura sono comprensibili sulle proroghe, qualche perplessità essi destano sulle misure per le società controllate. Si sa che queste aziende di servizi devono essere riordinate in parte chiuse e il decreto prevede la possibilità che le amministrazioni controllanti consentano la cessione dei contratti del personale per consentire la mobilità dalle società in difficoltà a quelle che vorrebbero invece assumere. Un passaggio certificato da un piano industriale passato al vaglio della Funzione pubblica senza oneri aggiuntivi. Apparentemente i vincoli di bilancio non dovrebbero essere messi in discussione. Sull’agenzia per la Coesione i dubbi riguardano invece le 120 nuove assunzioni previste, oltre ai 50 dipendenti che vengono trasferiti dal ministero per lo Sviluppo economico alla Presidenza del Consiglio dei ministri, di cui l’Agenzia farà parte. nel testo si parla di 5,2 milioni di maggiori oneri annui che dovrebbero essere rinvenuti nel bilancio di Palazzo Chigi.

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