P. Griffi: Avanti con taglio organici P.I. Cgil e Uil: Rispettare firma accordo

Il governo va avanti con il suo piano di riduzione della pianta organica del pubblico impiego. Disponibile al confronto, ma va avanti. Con o senza sciopero da parte dei sindacati. Così come si va verso un provvedimento ad hoc per regolamentare i licenziamenti disciplinari degli statali. Le indicazioni arrivano dal ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, intervistato dall’Adnkronos. Immediata la replica dei sindacati, con la Cgil che parla di ”governo dei licenziamenti” e la Uil che avverte: ”Così il governo resta senza il sindacato”.

“Alla ripresa saremo molto impegnati sulla riduzione della dotazione organica nel pubblico impiego, in un’ottica di razionalizzazione delle risorse”, spiega Patroni Griffi, ricordando comunque che “l’apparato pubblico italiano non è particolarmente sovradimensionato”. L’obiettivo del governo è quello di procedere “in maniera selettiva e non lineare”. Parole che, inevitabilmente, chiamano in causa il ruolo dei sindacati. Sul piano normativo, nel decreto spending review, “è previsto il loro coinvolgimento”, ricorda il ministro, aggiungendo: “Spero che non vogliano autoescludersi”.

E’ peraltro già fissato, per il 28 settembre, lo sciopero del pubblico impiego proclamato da Cgil e Uil, che protestano proprio contro l’accelerazione unilaterale del governo. “La decisione di utilizzare lo strumento dello sciopero è rimessa all’autonomia dei sindacati”, puntualizza Patroni Griffi, assicurando che l’esecutivo “andrà comunque avanti”, pure se “con il massimo della disponibilità al confronto”.

Il rapporto fra il ministro e sindacati sembra comunque cambiato rispetto all’accordo siglato il 10 maggio, che secondo Cgil, Cisl e Uil sarebbe poi stato disatteso. Non la pensa così Patroni Griffi. “Sono più appassionato alla sostanza che agli strumenti, ma se certi sindacati ‘spulciassero’ il decreto spending review troverebbero norme sulla valutazione, norme che fanno chiarezza sugli strumenti di consultazione sindacale. Sugli assetti organizzativi le decisioni sono rimesse al datore di lavoro pubblico, mentre per ciò che investe il personale e il rapporto di lavoro c’è l’esame congiunto, in un tempo che le parti si danno”, fa notare.

“E’ il modo corretto per agire e corrisponde a quell’accordo. Se l’accordo è invece letto come compartecipazione alla produzione legislativa non è possibile, una cosa è lo stato datore di lavoro una cosa è lo Stato regolatore”, ricorda il ministro.

Altro terreno sensibile è quello dei licenziamento nel pubblico, dopo la riforma Fornero che interviene nel privato. “Non si applica automaticamente al pubblico perché praticamente non si può applicare”, premette Patroni Griffi. Sul fronte della flessibilità in uscita, la situazione è diversa a seconda del tipo di licenziamento. Nel pubblico, “per il giustificato motivo oggettivo c’è una norma ad hoc, con esuberi e mobilità e non serve un intervento specifico; sul discriminatorio non c’è diversità tra pubblico e privato anche dopo la riforma Fornero; sul disciplinare c’è una differenza e nel pubblico c’è da fare una riflessione, perché l’indennizzo al posto del reintegro graverebbe sui cittadini e potrebbe deresponsabilizzare il dirigente”. Per questo, “è necessario individuare un meccanismo di adattamento al pubblico che sia congruo. E’ l’unico punto che potrà richiedere un intervento ad hoc, dopo una riflessione collegiale nel governo”, dice Patroni Griffi.

Immediata, e dura, la replica dei sindacati alle parole del ministro. Anche questo “rischia di diventare il governo dei licenziamenti”, è l’amara considerazione del responsabile del dipartimento Settori pubblici della Cgil, Michele Gentile. Il governo, spiega il sindacalista, “deve decidere cosa fare”, anche perché “è abbastanza difficile gestire l’insieme delle misure della spending review: non c’è solo la riduzione dell’organico degli statali, ma ci sono anche la riduzione delle province, la riterritorializzazione delle amministrazioni centrali, la riduzione dell’organico dei comuni, che comportano esuberi”.

Gentile, quindi, torna all’accordo di maggio firmato con Patroni Griffi. “Non solo non è diventato legge delega, ma si vede che il ministro del Lavoro Fornero ha poi prevalso sul ministro della Funzione Pubblica”, osserva. Il segretario confederale della Cgil ricorda anche che “quando si parla di licenziamenti disciplinari, si parla comunque di licenziamenti che un giudice ha già definito illegittimi”. E per la Pubblica amministrazione “sarebbe veramente un paradosso non procedere al reintegro”.

Altrettanto ferma la Uil. Il ministro Patroni Griffi, ricorda il segretario confederale Paolo Pirani, “è firmatario di un accordo con noi e con gli enti locali, proprio sul tema degli effetti della spending review e della riforma Fornero nel pubblico impiego”. E in quell’accordo, prosegue, “sono definiti i criteri da seguire”. Il ministro “deve dire se intende rispettare la sua firma e gli impegni che ha assunto o seguire un altro percorso. Su quell’altra strada non avrà il sindacato e non si realizzeranno gli obiettivi che ci si propone, ovvero una pubblica amministrazione più efficiente”. Finora, conclude il sindacalista, “il governo si è mosso solo nella logica di tagli lineari” e se il ministro sostiene che si possano leggere nel decreto spending review i termini dell’accordo di maggio, non resta da dire che “evidentemente indossa occhiali diversi dai nostri”.

(FONTE: Adnkronos)

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