Niente sanatoria per i precari Pa

Fonte: Il Sole 24 Ore

Nessuna stabilizzazione di massa per i 250mila precari della pubblica amministrazione (conteggiati nel Conto annuale 2011 della Ragioneria dello Stato, non ancora pubblicato). Ma un piano “graduale” per affrontare il tema del lavoro flessibile nella Pa, che prevede a stretto giro la presentazione di una norma che assegna alle amministrazioni pubbliche la possibilità di prorogare (al 31 luglio 2013) i contratti a tempo determinato (in essere al 30 novembre 2012) che superano i 36 mesi o il maggior limite previsto dai Ccnl del comparto. È stato direttamente il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, a illustrare ieri in audizione alla commissione Lavoro della Camera la linea d’azione del Governo sul tema delle eccedenze di personale previste dal Dl 95 tra gli impiegati si è saliti a quota 7.416 unità e sul precariato nella Pa. Su quest’ultimo fronte, la proroga, ipotizzata dalla norma riguarderà solo i contratti a termine (non sono quindi previsti slittamenti per le altre tipologie di lavoro flessibile utilizzate nel pubblico impiego, e cioè i co.co.co. e i contratti di somministrazione lavoro, in quanto hanno discipline diverse); e non sarà automatica. Si lascerà quindi alle amministrazioni la facoltà di prorogare i contratti a termine. Ma bisognerà rispettare i vincoli finanziari previsti dal Dl 78/2010 (che taglia del 50% le risorse utilizzabili per il lavoro flessibile) e tale possibilità sarà pure subordinata alla sottoscrizione un apposito accordo decentrato con i sindacati del settore. Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, il Governo «non può fare lo struzzo» e deve trovare una soluzione sui precari. «La proroga serve ha rincarato la dose Paolo Pirani (Uil) se non si vuole creare, già alla fine dell’anno, un buco nero sia dal punto di vista occupazionale sia dell’erogazione dei servizi». La norma (si sta valutando se inserirla nel Dl Stabilità o nel Milleproroghe) è “funzionale” per arrivare a un accordo quadro, in sede Aran (l’atto di indirizzo è stato già predisposto dalla Funzione pubblica) che dovrà definire «una possibile disciplina derogatoria di alcuni istituti del contratto di lavoro a tempo determinato, come le ragioni oggettive, l’intervallo tra contratti, le proroghe e i rinnovi in relazione al limite dei 36 mesi», ha evidenziato Patroni Griffi. La strategia contro il precariato nella Pa prevede anche un intervento sul reclutamento, che passa per la possibilità di bandire concorsi pubblici «con riserva di posti nel limite massimo del 40% di quelli banditi» a favore dei titolari di contratti a tempo, che alla data di pubblicazione dei bandi, abbia maturato almeno tre anni di servizio. Un’altra ipotesi in campo è che l’amministrazione possa bandire un concorso pubblico per titoli ed esami finalizzato a valorizzare, con apposito punteggio, l’esperienza professionale maturata dal personale titolare di rapporto a tempo determinato e di coloro che abbiano maturato almeno tre anni di contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Parlando invece di eccedenze di personale, il ministro ha ricordato come negli ultimi 5 anni le dotazioni organiche dei dirigenti di prima fascia si siano ridotte del 36%, quelle dei dirigenti di seconda di circa il 45%, e la spesa del personale non dirigenziale sia calata di poco più del 34%. In questo quadro è intervenuto il Dl 95, che ha previsto un taglio del 20% dei dirigenti e del 10% degli impiegati. Con un primo Dpcm il numero di eccedenze tra gli impiegati è stato calcolato in 4.028, a cui si aggiungono altri 3.388 previsti da un secondo Dpcm (che conteggia gli esuberi in Inps ed Enac), per un totale, ancora non definitivo, di 7.416 unità. Il Dl prevede un sistema ragionato dell’assorbimento delle eccedenze. E al personale che risulterà in esubero, ma che avrà entro il 2014 i requisiti per il pensionamento precedenti la riforma Fornero, «potrà andare in pensione con le vecchie regole», ha chiarito Patroni Griffi.

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