Mobilità nel pubblico impiego e bonus investimenti: ok ai decreti

Fonte: Il Sole 24 Ore

Dopo undici giorni di riunioni, limature e messe a punto il decreto Pa ha tagliato ieri il traguardo della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. In una versione ampiamente rimaneggiata rispetto a quella che aveva avuto l’ok del Consiglio. Non solo perché il decreto legge omnibus licenziato il 13 giugno scorso è stato nel frattempo spacchettato in due distinti provvedimenti (da un lato pubblica amministrazione e semplificazioni, dall’altro crescita). Ma anche perché alcune norme sono state modificate, altre rimosse e altre ancora aggiunte.

Si pensi alla proroga fino al 30 settembre 2014 dei lavori per la seconda tornata dell’abilitazione scientifica nazionale per i docenti universitari. Il percorso inverso l’ha fatta invece la stretta ulteriore sulle consulenze, che è uscita dal testo. Senza dimenticare le altre modifiche, come il dimezzamento da 4 a 2 anni dell’incompatibilità per i membri delle Authority oppure la “salvaguardia” per i dipendenti già in pensione che ricopre un incarico presso gli organi costituzionali: saranno gli unici infatti a conservare l’incarico nonostante il divieto contenuto di attribuire incarichi al personale in quiescenza.

Anche nella versione definitiva del decreto si conferma corposo il pacchetto di misure sul pubblico impiego, finalizzato a favorire il ringiovanimento della Pa. Si interviene anzitutto ponendo il termine del prossimo 31 ottobre (o fino alla naturale scadenza, se anteriore) al trattenimento in servizio: istituto che consente ai dipendenti pubblici che hanno maturato i requisiti per la pensione di continuare a lavorare per un massimo di due anni oltre i limiti d’età. È prevista una deroga per i magistrati e per gli avvocati dello Stato che fa salvo fino al 31 dicembre 2015 il trattenimento in servizio. Diventa più favorevole il criterio di calcolo per il turn over: resta confermata la percentuale di assunzioni pari al 20% per il 2015, 40% per il 2015 (per raggiungere progressivamente il 100% nel 2018) che non viene più calcolata con riferimento al numero delle cessazioni e alla spesa, ma solo rispetto alla spesa. Si semplifica il ricorso alla mobilità: per quella volontaria non servirà più l’assenso dell’amministrazione di provenienza. L’unico criterio posto, è che l’amministrazione ricevente abbia un numero di posti vacanti superiore rispetto a quella cedente. Per la mobilità obbligatoria è fissato il limite di distanza di 50 chilometri tra le amministrazioni. Resta confermato il taglio del 50% di distacchi, aspettative e permessi sindacali dal prossimo 1° settembre (nella prima versione la scadenza era 1° agosto).

Completa il puzzle del decreto Pa un mini-pacchetto di semplificazioni, tra cui spicca l’impegno a introdurre un modulo unico per l’edilizia e per l’avvio delle attività produttive, e un maxi-capitolo dedicato ad appalti e dintorni. Con un occhio di riguardo per l’Expo 2015. Su cui accenderà i suoi fari l’Authority anticorruzione guidata dall’ex pm Raffaele Cantone che assorbirà i compiti dell’Autorità sui lavori pubblici.

Un accenno lo merita infine la giustizia. Sia quella amministrativa, che sperimenterà il processo telematico, sia quella civile, che il passaggio al digitale lo realizzerà. Almeno per le cause iscritte dopo il 30 giugno.

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