Mancata monetizzazione delle ferie al dipendente e danno erariale secondo i giudici contabili

Approfondimento di Vincenzo Giannotti

Il rifiuto del pagamento delle ferie pregresse, da parte del responsabile delle risorse umane, a causa della decisione unilaterale del dipendente di andare in pensione, nonostante fosse stata autorizzata la sua richiesta di permanenza in servizio per altri due anni, ha visto soccombente l’Ente nel giudizio civile, tanto che la Procura contabile ha chiamato a rispondere del danno erariale il responsabile del personale che tale contenzioso aveva prodotto. La sentenza n. 109/2019 della Corte dei conti, Sezione giurisdizionale per il Veneto, lo ha invece assolto per aver l’Ente successivamente condiviso le motivazioni del rifiuto di monetizzazione tanto da resistere nel giudizio civile.

La vicenda   

Un dipendente ha chiesto la liquidazione delle ferie non godute, unitamente al riposo per festività soppresse, subito dopo essere andato in pensione per raggiunti limiti di età. Va premesso come, il citato dipendente, aveva inizialmente richiesto e ottenuto, di permanere in servizio per ulteriori due anni, oltre il limite di età previsto per il collocamento a riposo. Tuttavia, pochi mesi dopo, comunicava di non essere più interessato alla prosecuzione del rapporto di lavoro oltre il sessantacinquesimo anno di età, contestualmente formulando istanza di liquidazione delle ferie a lui spettanti, in quanto non aveva potuto fruirne integralmente, entro la data del prescritto collocamento a riposo, per esigenze di servizio susseguitesi negli anni precedenti. I dirigenti sovraordinati, alla richiesta della monetizzazione delle ferie, rispondevano in modo positivo, confermando in altri termini la richiesta di liquidazione delle stesse.

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