Madia e la riforma della Pa: «I sindacati?Non è detto che li vedremo»

Fonte: Corriere della sera

Si riaccende lo scontro tra governo e parti sociali. Dopo che Matteo Renzi ha ironizzato, domenica scorsa, sulla «strana coppia» Camusso—Squinzi, adesso arriva l’affondo del suo ministro alla Pubblica amministrazione. Marianna Madia, Pd, nel rispondere a chi le chiedeva chiarimenti sulla possibilità di un confronto con le categorie del pubblico impiego sulla riforma dello Stato, ha risposto: «Non è detto che ci saranno dei tavoli, perché abbiamo tempi molto stretti». Il principio, sembra di intuire dalle parole della Madia, è che le parti sociali non potranno impedire al treno del governo Renzi di proseguire la sua corsa: «Non lo so, può anche darsi, ma non per forza», ha chiarito Madia, sulla scia di quanto già sostenuto da Renzi qualche giorno fa: «Noi non molliamo», aveva detto il premier, «anche se loro si arrabbiano».

«Collaborino con noi»

Non che i sindacati siano del tutto esclusi, dal confronto con il governo: ma è evidente che il governo Renzi intende procedere in maniera molto diversa dal passato: evitare cioè che di vedere le organizzazioni sindacali una per una, perché l’obiettivo è che tutto avvenga «nel modo più rapido ed efficiente possibile». Quindi, sì alle proposte sulla spending review: «Abbiamo chiesto ai sindacati proposte oltre il piano Cottarelli», ha aggiunto. E sì pure all’aiuto dei confederali per « mettere risorse sull’entrata di nuove energie, di ragazzi e ragazze che da troppo tempo non riescono ad entrate in modo sano nella Pubblica Amministrazione». Concludendo, a margine del convegno «I manager pubblici che vogliamo», Madia si augura«che i sindacati siano i primi a collaborare con noi».Ma, sembra di capire, senza perdere tempo ed energie da dedicare alle priorità del Paese.

Non esuberi, ma 85 mila prepensionamenti

Ma quali saranno a grandi linee le novità della riforma della Pubblica amministrazione? Il ministro Madia rassicura la sua platea sui famigerati 85 mila che dovrebbero «uscire» dagli uffici pubblici: non si tratta di esuberi («Una terminologia assolutamente sbagliata e distorta anche rispetto al piano Cottarelli»), spiega il ministro, ma di prepensionamenti. «L’idea sarà quella di provare ad avere delle uscite anche con dei prepensionamenti -ha continuato il ministro- ma, tutto questo, per reimmettere energie nella P.a. quindi aiutare i giovani a entrarvi».

Un tetto di 300 mila euro ai manager

La riforma della Pa va di pari passo con quella degli stipendi dei dirigenti pubblici, il cui taglio dovrà servire proprio a finanziare il turn over nella Pa: «Ho firmato oggi una circolare – ha detto il ministro – chiarendo che vanno cumulati tutti i trattamenti pensionistici, compresi i vitalizi» nel tetto attuale, equivalente all’emolumento del presidente della Corte di Cassazione. La circolare si applica solo alla Pa e alle società incluse negli elenchi Istat. «Servono regole per non eccedere», ha sottolineato Madia, ribadendo che il governo presenterà una proposta su questo e «non è detto che proporrà un tetto» di 300mila euro. Madia ha segnalato che «ci sono problemi oggettivi sulle quotate» e che «si può ragionare su una parte fissa e una variabile».Ma sulla retribuzione dell’ad di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, su cui sono scoppiate le polemiche nei giorni scorsi, il ministro ha glissato: «Trovo sia sbagliato, per l’importanza del tema, metterci a discutere della singola persona. Questa polemiche non ci fa intraprendere la strada migliore par affrontare il problema».

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