Lobby, ecco l’albo professionale e niente regali sopra i 150 euro pronte le regole del governo

Fonte: La Repubblica

Undici articoli prontia Palazzo Chigi per “ingabbiare” le lobby. È una coincidenza, ma Cancellieri ne denuncia l’attività occulta ai danni della giustizia e Repubblica scopre che nel palazzo del governo è già pronto il testo del disegno di legge che- recita il primo articolo – «assicura la trasparenza dei processi decisionali pubblici con la regolamentazione organica dell’attività svolta dai gruppi di interesse al fine di influenzare il decisore pubblico».
La prosa è difficile, ma il significato chiarissimo. Domani passerà in consiglio dei ministri un ddl che istituisce l’elenco ufficiale dei lobbisti – è stata preferita alla fine la semplice dizione «elenco» rispetto ad «albo» – e stabilisce chi e come ne può far parte. Regola i rapporti delle lobby con le amministrazioni pubbliche, garantisce assoluta trasparenza dei contatti rendendo pubblica sul web ogni richiesta, detta un codice di comportamento, punisce chi lo viola, proibisce regali che eccedano i 150 euro. Se alla fine questa legge andrà veramente in porto, essa rappresenterà, come dice chi ci ha lavorato, l’ha seguita e l’ha scritta in queste settimane, una sfida e una svolta epocale in rapporti fino a oggi consegnati alla più totale clandestinità e opacità. A Palazzo Chigi ci credono e ci puntano moltoe la descrivono come un testo che, politicamente, rappresenta una vera sfida.
La presidenza del Consiglio, con il sottosegretario Filippo Patroni Griffi, i ministri della Giustizia Anna Maria Cancellieri, per le Riforme Gaetano Quagliariello e per la Funzione pubblica Gianpiero D’Alia risultano gli assegnatari. Anche i lobbisti hanno espresso la loro opinione in un incontro nel palazzo del governo che si è svolto il 5 maggio. Nella Sala Verde, intorno al grande tavolo, come recita un comunicato ufficiale, hanno discusso «le società rappresentanti di interessi particolari». Per il governo il segretario generale della presidenza Roberto Garofoli che già alla Funzione pubblica aveva presieduto la commissione sulla corruzione.
Il testo del ddl parte dalle finalità, passa per le definizioni, descrive come dovrà essere costruito «l’elenco dei portatori di interessi particolari, individua i soggetti che si potranno iscrivere, mette in regola le possibili attività, fissa gli spazi dei cosiddetti “decisori pubblici”, stabilisce un rigido codice di comportamento, quindi i casi di esclusione e le sanzioni. Conviene partire proprio dal codice, che è assai rigido, quando mette «il divieto di rivendicare relazioni ufficiali con l’amministrazione», quando pone «l’obbligo di identificarsi preventivamente col proprio nome», quando vieta «qualsiasi tipo di compenso o altra utilità, ovvero regali, anche d’uso, di valore superiore a 150 euro». Infine le sanzioni, da 10 a 300mila euro per chi «svolge attività di rappresentanza di interessi senza essere iscritto all’elenco». Ovviamente, «salvo che il fatto non costituisca reato». Era stata l’ex Guardasigilli Paola Severino a cominciare il lavoro sulle lobby quando, con la legge anti-corruzione, è entrato nel codice penale il delitto di traffico di influenze illecite.
Adesso il testo si ispira «ai principi del pluralismo democratico, della partecipazione attiva, della pubblicità e conoscibilità dei processi decisionali, della trasparenza istituzionale e dell’efficacia funzionale». Parole che è bello leggere e che si spera non restino solo tali. Nel testo la descrizione dei soggetti e della loro possibile attività è molto puntuale. Ieri, durante il preconsiglio, siè discussoa lungo su quale Autorità già costituita dovesse essere il referente: tra Antitrust e Civit, è stata scelta la seconda, la commissione anticorruzione, nata anch’essa con la legge omonima.
Molto interessante il capitolo delle esclusioni, di chi «non» potrà far parte dell’elenco dei lobbisti e cioè gli stessi “decisori pubblici”, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, chi da queste ha ottenuto incarichi, i giornalisti pubblicisti e professionisti, «i dirigenti di partiti, movimenti e associazioni politiche o sindacali». Ampio l’elenco di chi è esente dalla legge, dai diplomatici stranieri, ai rappresentanti di confessioni religiose, ai sindacalisti, ai partiti, agli atti coperti dal segreto di Stato. E forse è proprio quest’ultima la parte su cui si potrà più discutere

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