La burocrazia

Fonte: Corriere della sera

Sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione attraverso la Cassa depositi e prestiti.
Massima trasparenza nella spesa della pubblica amministrazione. Dirigenza pubblica a tempo determinato.
Tre impegni, questi assunti ieri dal premier Matteo Renzi, su cui altri prima di lui hanno fallito, o quasi.
Pagare il totale dei debiti della pubblica amministrazione utilizzando la Cassa depositi e prestiti. Finora lo Stato ha pagato arretrati per 22,4 miliardi sui 27 messi a disposizione e ha avviato procedure per l’utilizzo di altri 19,7 miliardi di euro nel 2014 per abbattere lo stock accumulato al 31 dicembre 2012. Secondo il Tesoro, entro quest’anno dovrebbe essere rimborsato più del 90% dello stock che viene fatto ammontare a 50 miliardi (benché Bankitalia l’avesse stimato in 90 miliardi) ma intanto anche nel 2013 si è creato ulteriore arretrato.
Quello che vorrebbe fare Renzi è pagare le cifre mancanti dei 50 miliardi e gli ulteriori debiti accumulatisi l’anno scorso, tutti subito. Lo strumento dovrebbe essere quello individuato da Franco Bassanini (presidente Cassa depositi e prestiti, Cdp) e Marcello Messori del «pensatoio» Astrid: scontare presso le banche i crediti verso la pubblica amministrazione, purché riconosciuti e garantiti dallo Stato. Tale garanzia non inciderebbe sul deficit e sul debito, perché si tratterebbe di una garanzia del pagamento di debiti già contabilizzati nel deficit e nel debito pubblico. Dal lato delle banche, questi crediti, in quanto garantiti dallo Stato, peserebbero in modo limitato sui coefficienti patrimoniali. L’eventuale intervento di Cdp a sostegno delle banche sarebbe sussidiario. Il piano sarebbe stato offerto al governo Letta ma bloccato dalla burocrazia di Tesoro e Ragioneria.
E veniamo appunto alla burocrazia: «Non può esistere – ha detto Renzi -, fermi e salvi i diritti acquisiti, la possibilità di un dirigente (pubblico, ndr ) che rimane a tempo indeterminato». Il premier ha sollecitato strumenti per misurarne il raggiungimento degli obiettivi, tra cui la trasparenza, per cui «ogni centesimo speso dalla pubblica amministrazione» deve essere «visibile online da tutti».
Dunque dirigenti a tempo, da giudicare in base ai risultati. Il tema si ritrova al punto 6 del «Jobs Act» e ha l’obiettivo di combattere le incrostazioni di potere nella Pubblica amministrazione. Nel mirino potrebbero esserci i dirigenti fino alla seconda fascia che diventano tali per concorso. Ma soprattutto quelli di prima fascia e le figure apicali che invece sono di nomina politica: dai capi di gabinetto ai segretari generali, capidipartimento dei ministeri. Qui però bisognerà intendersi perché buona parte di questi sono già a tempo determinato, venendo a ogni cambio di governo assunti dall’esterno con contratto di diritto privato che prevede obiettivi cui è legata la retribuzione. Questi dunque sono già misurabili e rimovibili. Non lo sono i dirigenti che, assunti a tempo indeterminato con un contratto di servizio, assumono incarichi apicali che comunque sono a termine: da 3 a 5 anni. Questi, rimossi dall’incarico a termine, oggi restano dirigenti a disposizione per nuovo incarico. Infine l’ultima novità annunciata: ogni centesimo speso dovrà essere visibile on line . Ci provò il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, nel governo Monti a imporre la registrazione pubblica del singolo atto di acquisto. Ma la norma non è stata mai attuata.

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