I sindacati: tavolo sul pubblico impiego

Fonte: Il Sole 24 Ore

Oggi i dipendenti pubblici si fermano per due ore contro le manovre sul pubblico impiego e sulla sanità, ipotizzate dalla spending review. Due ore di assemblea in tutti gli enti pubblici sono state indette unitariamente da Cgil, Cisl e Uil che sollecitano l’avvio di un tavolo con il governo – per stabilire quali sono i servizi indispensabili, varare un piano di riorganizzazione della pubblica amministrazione e di riordino degli enti –, con lo stop ai tagli annunciati nel lavoro pubblico.
Le ragioni della mobilitazione sono state ribadite ieri dalla leader della Cgil, Susanna Camusso: «Si è passati da un’idea di modalità di acquisto di beni e servizi da parte della Pa al solito schema di trovare risorse colpendo i lavoratori pubblici – ha detto –. È inaccettabile, non si può fare la spending review tagliando sull’occupazione: di manovre in questo senso già se ne sono fatte molte senza nessun segnale di equità». Camusso ha definito «insopportabili» anche i tagli sulla sanità, considerando che «ormai non si riescono a garantire nemmeno le prestazioni sanitarie essenziali».
Ma c’è un altro “tema caldo” per la Cgil, il Ddl lavoro che è in corso di approvazione alla Camera: per contrastare il via libera definitivo al testo, il sindacato guidato da Camusso annuncia scioperi e manifestazioni in tutta Italia (a Torino per domani le categorie hanno indetto scioperi che vanno da un’ora all’intero turno), inoltre un presidio è in programma per tutta la giornata odierna e per domani pomeriggio davanti a Montecitorio. «La riforma – ha aggiunto Camusso – non risolve il problema della precarietà e non dà un contributo al problema degli ammortizzatori sociali. È una pura bandierina ideologica».
È la revisione della spesa a preoccupare maggiormente i sindacati che, preoccupati per eventuali tagli al pubblico impiego, hanno inviato al premier Monti una lettera con una richiesta d’incontro. «Monti si decida a convocarci – ha ribadito il leader della Cisl, Raffaele Bonanni – per evitare questa situazione incresciosa e irresponsabile». Sulla riforma del lavoro, invece, la Cisl non scenderà in piazza insieme alla Cgil: «Riteniamo che prima si fa la riforma e meglio è – ha spiegato Bonanni –. Se si riapre, la partita volge al peggio e non al meglio». La Uil si spinge più in là e, per voce del numero uno Luigi Angeletti, sostiene che «o si farà una spending review vera e seria, o non ci resterà che lo sciopero generale». Angeletti si rivolge a «un governo che finora è riuscito solo a prendersela con lavoratori, pensionati e a picchiare duro con le tasse», sottolineando che la spending review è «forse» l’ultima occasione «per correggere una politica economica totalmente sbagliata». E avverte: «Al punto in cui siamo scioperare per protestare serve a poco. Se faremo uno sciopero sarà per chiedere al governo di andare a casa».

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