Entro fine mese si conoscerà il destino dei 7.800 statali in esubero

Fonte: Libero

La spending review non ha risparmiato l’occupazione nella Pubblica amministrazione e tra accorpamenti e snellimenti d’uffici, entro la fine del mese la stratosferica macchina dello Stato deve fare a meno di 7.800 lavoratori. Esuberi anche nella Pa, dunque, materia delicatissima. Così delicata che ci hanno provato a rinviarla, inserendo un asterisco nel decreto sull’Iva, ma alla fine è stato spazzato via e la burocrazia sarà costretta a guardarsi allo specchio. I sindacati non smettono di discutere con il “padrone” per tentare di rendere l’operazione il più indolore possibile. Ma l’anestesia non potrà essere totale e molti lavoratori dovranno accettare di trasferirsi ad altri incarichi se non vogliono finire sulla strada. Comunque non avverrà dall’oggi al domani. Prima di tutto vanno individuati quanti raggiungono i requisiti pensionistici pre-riforma Fornero, entro il 31 dicembre. Una “fortuna” che ai privati non è toccata. Dopo di che le amministrazioni che necessitano di personale devono incrociare le loro esigenze con quelle che devono procedere ai tagli, per effettuare il trasferimento, non volontario, dei lavoratori. In caso di rifiuto lo stipendio verrà tagliato all’80% del tabellare per i successivi due anni. Se nel frattempo il dipendente della pubblica amministrazione non è riuscito a coprire un altro posto vacante, scatta, di fatto, il licenziamento. Ma si arriverà davvero a tanto? A leggere bene le ultime dichiarazioni del ministro della Pubblica amministrazione e semplificazione, Gianpiero D’Alia, sarebbe meglio non scommetterci. Il ministro, dopo aver aperto alla Cgil per intavolare un dialogo su esuberi e precari, ha aggiunto che «queste norme possono essere sempre cambiate ma fino a quando non lo sono ho il dovere di farle rispettare e di andare avanti». «Ovviamente questo lo voglio fare d’intesa con le organizzazioni sindacali, perché – ha concluso D’Alia -quando mobilitiamo personale dobbiamo ovviamente concordare con il sindacato quali sono le forme migliori per l’utilizzo virtuoso di questo personale». Sarà difficile dunque che alla fine gli esuberi individuati nel corso dei monitoraggi effettuati nell’ambito della spending review – voluta dal governo Monti – trovino effettiva applicazione. Sarà più che altro, e nella peggiore delle ipotesi, un travaso da un settore a un altro. Eppure nei giorni scorsi proprio D’Alia aveva detto che «nel giro di poche settimane il governo varerà una proposta organica per chiudere e definitivamente, nell’arco di tre anni, con l’anomalia del precariato nella PA». Sarà però difficile conciliare le due cose. Comunque degli oltre 7.000 esuberi, il 40%, ha detto il ministro, sarà assorbito attraverso il prepensionamento (quello speciale, che ignora la legge Fornero) il resto con la mobilità.

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