Disabili e pubblico impiego: trattati alla stregua di fannulloni

Fonte: Il Fatto quotidiano

Tutti sanno che chi vive una disabilità ha statisticamente più probabilità di ammalarsi di coloro che vivono in piena salute, tanti i disabili, hanno deciso di lavorare invece di campare a spese dello stato foraggiati da una ricchissima pensione da 200 euro al mese.

Chi ha deciso di vivere la propria indipendenza economica si è messo in gioco e ha deciso di trascorrere la propria vita senza lacci e lacciuoli, unici benefici per venire incontro all’handicap sono una serie di benefici (pochi) che la legge 104 art.33 mette a disposizione e cioè un periodo di riposo (3 giorni o 2 ore al giorno nell’arco di un mese) per un certo recupero o per terapie che consentono di ricaricare le batterie o concedere delle preferenze sulle sedi di lavoro ad esempio i trasferimenti agevolati “spesso ostacolati con ogni stratagemma”.

Nel 2008 con il decreto Brunetta si è raggiunto l’apice dell’insensibilità e disattenzione politica per contrastare il fenomeno dei finti malati nella pubblica amministrazione (i cosiddetti ‘fannulloni’), si è ritenuto far pagare anche ai disabili lavoratori una trattenuta sui giorni di malattia (Decreto Legge 112/2008). Dallo stesso decreto poi convertito in legge, si ritenne opportuno tenere fuori dalla decurtazione per malattia una serie di categorie più esposte al rischio malattia, tra questi anche i Vigili del fuoco (D. Legge 78/2009), sin qui nulla da eccepire, ma, in nessuno schieramento politico ci fu una sola voce a favore dei lavoratori disabili esposti maggiormente al rischio malattia.

Insomma, per farla breve, come tutte le cose che accadono in Italia, se non si riesce ad isolare i furbi si cancellano i diritti e si spara nel mucchio e gli stessi disabili lavoratori sono diventati bersaglio di uno Stato davvero poco sensibile ma in questo caso per nulla attento alle categorie realmente esposte.

Anche la maggior parte delle associazioni ha preferito girare la testa altrove e se rimostranze ci furono, non sortirono alcun effettoIo stesso, nel 2008 ero nel pieno della mia attività agonistica di alto livello, iniziavo il mio successo sportivo e tra le tante iniziative decisi di schierarmi a favore dei dipendenti disabili, scrivendo all’allora ministro Brunetta attraverso la sua segreteria, ricordo che contattai il suo consulente chiedendo un incontro con il ministro che poi non ci fu. Le successive lettere e telefonate però misero in evidenza la non volontà del ministro di escludere dalla decurtazione gli stessi disabili. Le motivazioni furono semplici: “Se escludessimo i disabili, sarebbe giusto farlo, nelle maglie delle agevolazioni si inserirebbero i soliti furbi. Studieremo nel tempo una soluzione”. La storia ci insegna che nulla è cambiato ed oggi quelle decurtazioni nei confronti dei disabili nei primi 10 giorni di malattia ci sono e resteranno.

Nonostante tutto, se leggessimo le statistiche, come avvenuto per le Olimpiadi dove i disabili hanno preso più medaglie dei normodotati, anche nell’ambito lavorativo i disabili oltre ad essere molto produttivi sono anche coloro che si assentano di meno, quindi sarebbe ancora più giusto eliminare la decurtazione sulla malattia ordinaria nei primi 10 giorni a coloro che statisticamente hanno più probabilità e diritto di ammalarsi, proprio come avviene per altre categorie escluse. In questo senso la soluzione sarebbe davvero semplice: basterebbe escludere coloro che hanno un invalidità almeno dal 50% in su questo ci renderebbe uno Stato al pari degli altri Paesi europei, anche se credo che di strada da fare ce ne sia davvero tanta.

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