Chi lavora meglio paghi meno tasse

Fonte: Italia Oggi

Il travet che lavora bene e produce un servizio migliore deve pagare meno tasse. La detassazione degli aumenti di produttività, misurata sulla resa degli uffici e non sul singolo lavoratore, è l’antidoto che il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, propone al governo per combattere la crisi che attanaglia gli stipendi di 3,5 milioni di dipendenti pubblici. Una ricetta apparentemente semplice, quella di Bonanni, che chiede ai ministri Filippo Patroni Griffi (funzione pubblica) ed Elsa Fornero (welfare) di utilizzare il prossimo anno di governo per «fare tutto quello che si può fare» per dare sostegno e slancio al settore del pubblico impiego e al mercato del lavoro privato. «Ci sono sprechi che possono essere eliminati, come gli enti ad esclusivo appannaggio delle scorribande dei politici, oppure le municipalizzate che costano troppo e producono pessimi servizi, c’è un’evasione fiscale ancora pazzesca, insomma i fronti di intervento per recuperare risorse e aiutare il paese sano a rimettersi in cammino ci sono». Finora le varie riforme del pubblico impiego, dice Bonanni, riferendosi all’ex ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, «sono servite solo a coprire le vere inefficienze, va invertita decisamente la tendenza». Se i salari dei dipendenti pubblici sono al palo, e tra i più bassi in Europa, «noi proponiamo nell’immediato di intervenire con una detassazione della maggiore produttività aziendale, che serve a ridare ossigeno alle buste paga, a incentivare per davvero l’efficienza e far rimettere in marcia l’economia con l’aumento degli acquisti. É possibile farlo anche se siamo in emergenza e i saldi di bilancio sono la priorità. Oggi il 70% dei dipendenti privati fa formazione continua, i pubblici quasi niente. Questo denota l’incuria della politica verso il settore statale, che è stato oggetto dell’attenzione dei governi solo per i tagli di spesa». In questi giorni, i sindacati hanno tirato un sospiro di sollievo perché le trattative sulla riforma degli ammortizzatori sociali, legata indissolubilmente alla riforma dell’articolo 18, ha subito una battuta d’arresto per decisione del governo: la Fornero si è resa conto che non ci sono i miliardi che servono fare in Italia il sistema danese degli ammortizzatori. «Gli ammortizzatori vanno garantiti, folle pensare di ridurli con la crisi», ragiona Bonanni, «l’unica è attingere ai risparmi frutto della riforma delle pensioni, la più dura fatta in Europa. Sarebbe anche un segnale di equità, perché consentirebbe di tutelare giovani e disoccupati grazie ai sacrifici di chi è più anziano». Nei prossimi giorni i sindacati saranno giudicati nel pubblico impiego attraverso le elezioni delle Rsu, mentre sul fronte confindustriale si gioca la partita per la nuova presidenza. Non solo dunque per i partiti il 2012 è l’anno del cambiamento? «In verità noi siamo già cambiati molto, abbiamo dimostrato di saper lavorare sui problemi concreti per risolverli, lontano dagli slogan, come insegna il caso Fiat. I partiti sono più indietro».

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